A Treviso Lucia De Bortoli presenta “CAMEI. Una rapsodia di montagna”, il romanzo d’esordio tra memorie e destino
A Treviso Lucia De Bortoli presenta “CAMEI. Una rapsodia di montagna”, romanzo d’esordio che racconta donne, silenzi e rinascite tra le Dolomiti.


TREVISO – Mercoledì 22 ottobre alle 18, nella Sala Guadagnin di Palazzo Rinaldi, l’imprenditrice trevigiana Lucia De Bortoli presenterà il suo romanzo d’esordio “CAMEI. Una rapsodia di montagna”, edito da Nfc nella collana 100.
L’autrice dialogherà con Paolo Zardi, accompagnando il pubblico in un incontro letterario che si annuncia intimo e intenso, dedicato al valore delle radici e delle memorie femminili.
Un romanzo corale tra donne, silenzi e montagna
“CAMEI” è un racconto che intreccia vite spezzate e destini intrecciati, muovendosi tra rassegnazioni, silenzi e desiderio di riscatto.
Nel paesaggio dell’Alto Veneto, con le Dolomiti Bellunesi a fare da sfondo, si snodano storie di donne che cercano di liberarsi da un passato ingombrante e da una società chiusa nei pregiudizi e nel conformismo.
Ambientato tra gli anni Cinquanta e Ottanta, il romanzo si muove come una rapsodia emotiva, alternando voci, sentimenti e generazioni in un racconto di famiglia e appartenenza.
L’autrice costruisce i suoi camei narrativi – brevi ritratti umani scolpiti con delicatezza – come mosaici di un’unica vicenda corale, restituendo al lettore un universo di passioni taciute, contraddizioni e ferite.
Alda e i suoi figli: il peso del passato
La protagonista Alda, donna fuggita dalla città in cerca di libertà, sposa Efrem e si ritrova prigioniera di un mondo chiuso e ostile che la etichetta come “forestiera”.
La sua vita diventa un simbolo di solitudine e resistenza: “Alda è congelata fin dentro al cuore” mentre il marito ha “la pelle impregnata di vino”.
Dal loro matrimonio nascono Dina, Teresa e Pietro, tre figli segnati da un’eredità di dolore e incomprensioni.
Dina, la maggiore, sceglie una vita di ribellione, diventando prostituta e proclamandosi “l’unica che ha scelto” tra i fratelli.
Teresa cerca invano la felicità in un matrimonio privo di amore, intrappolata in una casa “sempre più silenziosa”.
Pietro, dopo una giovinezza sregolata, trova pace solo nel lavoro di venditore ambulante, ma resta prigioniero dell’infanzia negata.
Sul fondo, la presenza di Alda aleggia come una ferita mai rimarginata: una madre rassegnata e ribelle, segnata da un’esistenza fatta di soprusi e rinunce. Le rughe sul suo viso diventano il simbolo di ogni ingiustizia subita, di ogni parola taciuta.
Un affresco umano e sociale dell’Italia del Novecento
Con “CAMEI”, Lucia De Bortoli racconta una famiglia italiana sospesa tra dolore e speranza, attraversando decenni di cambiamenti sociali e culturali.
Il romanzo, denso di realismo emotivo e sensibilità psicologica, è anche una riflessione sull’identità femminile, sulla condizione della donna nel Novecento e sulla memoria intergenerazionale.
L’autrice esplora con linguaggio limpido e incisivo la lotta silenziosa per la libertà, dando voce a chi spesso è rimasto ai margini della storia.
Le parole dell’autrice
«La scrittura – spiega Lucia De Bortoli – è per me una forma potente di apertura mentale, capace di attraversare il tempo e lo spazio per arrivare al cuore delle persone.
Questo libro propone un’analisi antropologica della famiglia italiana tra metà e fine Novecento, restituendo voce alle donne e sospendendo ogni giudizio morale.
Mi piacerebbe che chi legge si riconoscesse in queste pagine, trovando un frammento di sé o dei propri ricordi familiari. Spero che “CAMEI” induca a fermarsi e riflettere su ciò che siamo e su ciò che abbiamo ereditato».
Un debutto letterario che nasce dalle montagne
Con “CAMEI. Una rapsodia di montagna”, Lucia De Bortoli – imprenditrice, donna di cultura e appassionata delle terre venete e dolomitiche – firma un esordio letterario maturo e profondo, in equilibrio tra memoria e introspezione, poesia e verità.
Un romanzo che restituisce dignità alle piccole storie quotidiane e che trasforma le montagne in specchio dell’animo umano, dove la resilienza diventa forma di bellezza.