Veneto 2045: pensionati in crescita e lavoratori in diminuzione

Veneto 2045: pensionati 1,65 milioni e meno 15mila lavoratori ogni anno, l’invecchiamento sfida il mercato del lavoro.

31 ottobre 2025 18:30
Veneto 2045: pensionati in crescita e lavoratori in diminuzione -
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PADOVA – Entro il 2045 il Veneto vedrà crescere il numero dei pensionati fino a 1,65 milioni, con un rapporto di 79 over 65 ogni 100 lavoratori, in netto aumento rispetto agli attuali 43 ogni 100. Questi dati, illustrati dal professor Gianpiero Dalla Zuanna del Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Padova, delineano un cambiamento demografico rapido e senza precedenti.

Il convegno “Demografia e lavoro in Italia e nel Veneto”, promosso dal Dipartimento di Scienze Statistiche e dalla Camera di Commercio di Padova in collaborazione con Venicepromex e Neodemos, ha rappresentato l’occasione per analizzare le conseguenze di un Veneto sempre più anziano sul mercato del lavoro.

L’impatto sull’economia e sulle imprese

«L’evento prosegue idealmente le analisi dello scorso anno ad Abano Terme», spiega Antonio Santocono, presidente della Camera di Commercio di Padova. «L’obiettivo è offrire strumenti di lettura su un tema centrale per l’economia regionale, considerando che già oggi le aziende incontrano difficoltà nel reperire personale qualificato».

Secondo i dati presentati, oggi in Veneto ci sono 1,2 milioni di over 65 su 4,8 milioni di abitanti totali, ma in due decenni questa cifra salirà a 1,65 milioni. Il saldo naturale negativo, oggi pari a -20mila, continuerà a peggiorare, mentre il contributo delle migrazioni, pur ancora positivo, è in drastica diminuzione: dal +48mila del 2004 al +9mila attuale.

Calo dei lavoratori e conseguenze sociali

Secondo le proiezioni Istat sulle forze lavoro al 2050, il Veneto perderà in media 15mila lavoratori all’anno nei prossimi 25 anni. Un fenomeno destinato a incidere fortemente su tutta la regione, con effetti più marcati nelle province meno ricche e produttive, come Rovigo, Belluno, e nelle aree montane e collinari di Vicenza, Treviso e Verona.

Il professor Dalla Zuanna sottolinea: «Nei prossimi dieci anni, metà dei nuovi pensionati avrà al massimo la licenza media, mentre l’80% dei nuovi lavoratori sarà diplomato o laureato. Sostituire gli over 65 meno istruiti sarà estremamente difficile, e l’emigrazione di giovani laureati verso altre regioni o l’estero continuerà».

Limiti di automazione e intelligenza artificiale

Il sistema produttivo regionale difficilmente riuscirà a compensare la perdita di lavoratori. «È illusorio pensare che l’automazione e l’intelligenza artificiale possano colmare completamente il gap», continua Dalla Zuanna. «Alcuni settori possono beneficiarne, altri no».

Secondo lo studioso, sarà necessario sfruttare il lavoro femminile e giovanile, incentivare i pensionati a partecipare ad attività retribuite, e attrarre nuovi lavoratori immigrati, poiché il lavoro manuale sarà sempre più richiesto. Inoltre, oggi un gran numero di donne adulte e anziani svolge lavori di cura non retribuiti, che non possono sostituire la forza lavoro produttiva.

Strategie per il futuro del lavoro

Le azioni raccomandate includono tre direttrici principali: frenare l’emigrazione dei giovani, mitigare l’impatto dell’invecchiamento e favorire ingressi ordinati di nuovi immigrati. Queste misure saranno fondamentali per garantire la sostenibilità del mercato del lavoro veneto nei prossimi decenni.

Il convegno ha visto anche interventi di esperti come Massimo Livi Bacci (Università di Firenze), Bruno Anastasia (economista) e Alessandra Minello (Università di Padova), che hanno arricchito il dibattito con ulteriori riflessioni e analisi sulle tendenze demografiche e sociali del Veneto.

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