18 lavoratori illeciti per la vendemmia, ipotesi appalto abusivo a Treviso: scattano tre denunce

GDF Treviso: nella vendemmia 2025 somministrati illecitamente 18 lavoratori. Ipotesi di appalto fittizio, tre persone denunciate.

30 ottobre 2025 10:58
18 lavoratori illeciti per la vendemmia, ipotesi appalto abusivo a Treviso: scattano tre denunce -
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TREVISO — La Guardia di Finanza di Treviso ha portato a termine un articolato ciclo di verifiche legate alla vendemmia 2025, passando al setaccio ditte e società agricole attive nella Marca trevigiana. Dalle attività ispettive sono emerse numerose violazioni lavoristiche e l’impiego irregolare di 14 braccianti, tredici dei quali completamente “in nero”. L’approfondimento successivo ha aperto uno scenario ancora più rilevante, con la contestazione di una somministrazione illecita di manodopera e l’ipotesi di appalto illecito.

Controlli durante la vendemmia 2025

Nei controlli condotti nelle scorse settimane, i militari hanno concentrato l’attenzione su più realtà agricole del territorio, riscontrando irregolarità diffuse nella gestione dei rapporti di lavoro stagionale. Questo primo riscontro ha fatto scattare ulteriori accertamenti su posizioni considerate più complesse, per chiarire natura e legittimità dei contratti esibiti in fase di verifica.

Il focus su Zenson di Piave e i vigneti di Valdobbiadene

L’attenzione dei finanzieri della Compagnia di Conegliano si è focalizzata su una ditta individuale di Zenson di Piave, riconducibile a un imprenditore di origine pakistana, legata da un contratto d’appalto con la società agricola titolare del terreno a Valdobbiadene, area vocata alla produzione del Prosecco DOCG. Al momento dell’accesso, nei filari sono stati censiti 20 lavoratori intenti alla raccolta dell’uva; 18 di questi risultavano formalmente alle dipendenze della ditta dell’imprenditore citato.

Irregolarità contestate sul personale

Gli accertamenti hanno permesso di constatare, tra l’altro, la presenza di un lavoratore di origine bengalese privo di titolo di soggiorno idoneo. Per tale circostanza è scattata la denuncia alla Procura della Repubblica di Treviso sia nei confronti del titolare della ditta individuale sia dello stesso lavoratore. È stato inoltre rilevato l’impiego di un addetto completamente “a nero”, ulteriore elemento che ha aggravato il quadro delle violazioni in materia di lavoro.

Perché si parla di appalto illecito

Dall’analisi documentale e dagli elementi raccolti in campo è emerso che i rapporti effettivi tra chi forniva la manodopera e la società agricola proprietaria del fondo non corrispondevano allo schema delineato nel contratto d’appalto. L’elemento qualificante dell’appalto — la autonomia organizzativa dell’appaltatore — è risultato assente: l’imprenditore non esercitava potere direttivo sui lavoratori formalmente a suo carico, mentre dispositivi e attrezzature venivano forniti dalla società agricola. In questo contesto fattuale, la prestazione rischia di configurarsi come somministrazione illecita di lavoro mascherata da appalto, con possibili ricadute penali e amministrative.

Il quadro normativo richiamato

Alla luce degli esiti, i finanzieri hanno segnalato alla Procura della Repubblica di Treviso sia l’imprenditore di origini pakistane sia il legale rappresentante della società agricola per l’ipotesi di appalto illecito prevista dal D.Lgs. n. 276/2003 (Decreto Biagi). Tale normativa disciplina i modelli leciti di esternalizzazione (appalto genuino e somministrazione autorizzata), ponendo paletti rigidi su direzione, organizzazione e mezzi impiegati, per evitare forme di interposizione illecita di manodopera.

Tutela dei lavoratori e concorrenza

L’operazione rappresenta una nuova testimonianza dell’impegno della Guardia di Finanza di Treviso contro il lavoro sommerso. Pratiche di impiego irregolare sottraggono risorse all’Erario, comprimono i diritti dei lavoratori e introducono concorrenza sleale a danno delle imprese che rispettano le regole. Il comparto vitivinicolo, strategico per il territorio e ad alta intensità di manodopera stagionale, richiede controlli puntuali per garantire sicurezza, dignità e equità nei rapporti di lavoro.

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