Crisi SuperJet, presidio e pressing politico: "Non lasciate morire un’eccellenza industriale"

Crisi SuperJet: si attende il 31 luglio per sapere se saranno sbloccati i 6 milioni di euro di fondi. A rischio chiusura.

17 luglio 2025 15:48
Crisi SuperJet, presidio e pressing politico: "Non lasciate morire un’eccellenza industriale" -
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TESSERA (VENEZIA) – Nuova giornata di mobilitazione e tensione crescente attorno alla situazione della SuperJet International di Tessera, con i sindacati che tornano a far sentire la propria voce. Questa mattina, 17 luglio 2025, si è svolto un presidio pubblico davanti ai cancelli di Leonardo, in un’iniziativa che ha visto la partecipazione attiva di lavoratori, rappresentanti politici e istituzionali.

L’obiettivo è evitare il collasso di una realtà industriale che potrebbe ancora generare sviluppo economico e nuovi posti di lavoro.

Sindacati e politica insieme per Superjet

La manifestazione, promossa da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, ha preso il via alle 9:30 di questa mattina. Presenti molti esponenti del panorama politico locale e regionale, a partire dall’assessore comunale Simone Venturini, il senatore Andrea Martella (Pd), le consigliere comunali Deborah Onisto (Forza Italia) e Monica Sambo (Pd), fino ai rappresentanti di Confindustria Veneto Est con Mirco Viotto in prima linea. Presente anche il consigliere regionale Jonatan Montanariello, promotore insieme a Francesca Zottis di un’interrogazione in Regione sul futuro dell’azienda.

L’invito lanciato è stato diretto e senza ambiguità: serve un’azione politica forte, una presa di posizione netta da parte delle istituzioni per salvare una realtà industriale d'eccellenza del territorio. I sindacati hanno scritto a Regione, Città metropolitana e ai parlamentari veneti, chiedendo un impegno tangibile, in particolare dal governo nazionale, accusato di immobilismo e scelte incomprensibili.

Superjet colpita dalle sanzioni impartite alla Russia

SuperJet International è un’impresa con quasi 20 anni di attività, fondata nel 2006, e oggi impiega circa 110 lavoratori specializzati. La società è controllata al 90% da un’azienda russa e per il 10% da Leonardo. Proprio l’origine della quota di maggioranza ha causato, a seguito delle sanzioni internazionali verso la Russia, il congelamento delle attività, con la gestione affidata temporaneamente al Demanio dello Stato.

Una proposta concreta di rilancio industriale, arrivata da un fondo degli Emirati Arabi (MarkAB Capital), avrebbe potuto segnare una svolta per l’azienda e il territorio, ma è stata respinta dal Comitato di sicurezza finanziaria del Ministero dell’Economia, per motivi che i sindacati definiscono ingiustificati. Il mancato via libera a questo progetto ha mantenuto l’azienda in una pericolosa situazione di stallo, bloccando le retribuzioni e rischiando una liquidazione imminente.

Il prossimo 31 luglio si decideranno le sorti dell'azienda

Tutte le speranze ora sono riposte nella decisione attesa entro il 31 luglio, quando il Ministero dell’Economia e il Comitato di sicurezza finanziaria dovranno valutare lo sblocco di un prestito ponte da 6 milioni di euro, indispensabile per garantire altri otto mesi di attività produttiva e il pagamento degli stipendi arretrati. In assenza di una risposta positiva, si aprirà lo scenario più temuto: chiusura definitiva o blocco dei salari.

I rappresentanti sindacali hanno sottolineato come l’azienda, nonostante tutto, resti solida dal punto di vista produttivo e abbia dimostrato in più occasioni di poter ampliare l’occupazione. «Non ci sono motivi economici o industriali per questa paralisi», hanno ribadito. «È una realtà che può e deve ripartire. I lavoratori hanno già pagato abbastanza».

Il futuro dell’industria dipende dal quadro geopolitico

La vicenda SuperJet è ormai diventata un simbolo delle contraddizioni della politica industriale italiana, sempre più distante dalle esigenze reali dei territori. Come evidenziato da Mirco Viotto di Confindustria: «Questa azienda rappresenta un patrimonio tecnologico e occupazionale che non può andare disperso. In questi anni sono stati messi in campo progetti credibili con partner internazionali solidi. Serve solo volontà politica per farli decollare».

Se non si troveranno soluzioni urgenti, sarà la prima volta che una realtà industriale viene chiusa per motivi geopolitici e non per cali produttivi. Una prospettiva inaccettabile per un comparto già duramente provato, come quello dell’aerospazio italiano.

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