MORIAGO – Il Festival della Cultura di Moriago della Battaglia apre il 2023 indagando il nostro presente, e nello stesso tempo il passato, che ci ha guidato verso l’oggi.
«I mesi di gennaio e di febbraio sono mesi dedicati alla memoria – spiega la curatrice del Festival Lorena Gava – il 27 gennaio è dedicato alla Memoria delle vittime dell’Olocausto, il 10 febbraio a quella del Ricordo dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Proprio per questo abbiamo pensato di iniziare il 2023 invitando Antonia Arslan e Siobhan Nash-Marshall, per affrontare il tema della Memoria e più in generale il tema del Male, in varie forme e manifestazioni, che sempre insegue la storia passata e presente».
Giovedì 12 gennaio alle 20.30, alla Casa del Musichiere di Moriago, l’incontro “Tra fiamme, fumi e libri preziosi: itinerari di coraggio e speranza” che vede appunto protagoniste la scrittrice padovana Antonia Arslan e la studiosa e docente di filosofia Siobhan Nash-Marshall. Entrambe di origine armena, veneta l’una, americana l’altra, le due autrici, in dialogo con Lorena Gava, parleranno della Turchia di oggi e del genocidio armeno del 1915, ancora a lungo negato nella spiazzante indifferenza di molti paesi del mondo.
Antonia Arslan, autrice del bestseller “La Masseria delle Allodole” (2004) poi diventato un film dei Taviani, racconterà i suoi ultimi romanzi, dal recentissimo “Il destino di Aghavnì” (Ares edizioni) dedicato alla strana vicenda di una parente scomparsa poco prima del massacro turco a “Il libro di Mush” (uscito nel 2012 per i tipi di Skira e ripubblicato a giugno 2022 per Bur), storia di due donne coraggiose che salvano un prezioso manoscritto miniato scappando attraverso i monti del Caucaso durante i giorni terribili del genocidio.
«Salvare il libro è salvare il popolo armeno – spiega l’autrice –. Il Libro, testimonianza unica e preziosa degli Armeni avviati alla distruzione. Salvare il Libro è salvare una lingua, una tradizione, una storia altrimenti destinata a perire».
La filosofa Siobhan Nash-Marshall, insegnante al Manhattanville College di New York con specialiazzazioni all’Università di Padova e alla Cattolica di Milano, spazierà dal suo celebre saggio “I peccati dei padri” (Guerini Ass. 2018) in cui si occupa del negazionismo turco e del genocidio armeno, al suo nuovo lavoro, “George” (Ares edizioni). Come scrive Antonia Arslan, che ha curato la prefazione del libro, «il protagonista è un uomo di successo che inciampa nel Drago, un drago moderno che non lascia scampo: percorre una strada di fatica, di patimenti e di coraggio per riuscire a sconfiggerlo». Il Drago, così, diventa il simbolo di un presente insidioso, della corsa sfrenata al successo, al “controllo del mondo”, alla non accettazione delle angosce del nostro tempo (come la recente pandemia), quando invece la storia ci dice che pestilenze, drammi e paure, da sempre, attraversano il tempo.
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