6 borghi e sentieri dove trovare fresco tra Friuli e Veneto per metà agosto

6 borghi e passeggiate fresche in Friuli e Veneto per metà agosto: natura, relax e storia per sfuggire al caldo.

10 agosto 2025 20:04
6 borghi e sentieri dove trovare fresco tra Friuli e Veneto per metà agosto -
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Con il caldo che continua a farsi sentire, cresce la voglia di trovare rifugio in luoghi freschi, immersi nella natura o tra le vie ombreggiate di borghi storici. Friuli Venezia Giulia e Veneto offrono numerose mete ideali per chi cerca relax, aria pulita e panorami rigeneranti, perfette per una gita di mezza giornata o un weekend.
In questo itinerario ti proponiamo 6 destinazioni tra borghi e passeggiate, facilmente raggiungibili e adatte anche alle famiglie, per vivere al meglio la metà di agosto. Alcuni luoghi sono già noti per la loro bellezza, altri sono piccoli gioielli nascosti da scoprire.
Se cerchi altre idee per camminate facili in Veneto, puoi leggere anche questa guida con i percorsi panoramici più amati.

Cividale del Friuli e il sentiero lungo il Natisone

L’Anello Sud del Natisone, a Cividale del Friuli, prende avvio dal piazzale dell’Ospedale e si sviluppa verso il Parco della Lesa, un ampio spazio verde che regala scorci suggestivi sulle rive del fiume Natisone. Da qui, il tracciato attraversa le borgate di Madriolo e Zugliano, per poi spingersi fino a Purgessimo, dove si incontra un capitello votivo eretto in memoria dei grandi interventi di bonifica idraulica realizzati oltre mezzo secolo fa per risanare le aree paludose. Poco più a monte, le acque del torrente Cosizza si uniscono a quelle del Natisone in una suggestiva confluenza, mentre su una falda rocciosa si stagliano i resti del castello di Gronumbergo, circondato da un ampio fossato scavato nella pietra e con ancora visibili, sulla sommità delle mura superstiti, tracce della merlatura originale.

Questo itinerario, di notevole interesse naturalistico e paesaggistico, si distingue per la varietà di ambienti che lo caratterizzano. Sulle rocce a picco sull’acqua cresce una specie vegetale rara e preziosa, il Leontodon brumatii, dai fiori gialli, esclusiva della forra del Natisone e capace di resistere anche alle piene più violente grazie al saldo ancoraggio tra gli anfratti della roccia. Le scarpate ospitano prati stabili e cespuglieti, mentre lungo il corso del fiume si alternano greti ghiaiosi, forre e terrazzi alluvionali. Sul fondo della gola possono affiorare distese di ghiaia, talvolta nude e in altri casi colonizzate da salici e pioppi. Nell’ambiente riparato del solco fluviale trovano spazio boscaglie miste, in cui le acacie sono ampiamente diffuse, estendendosi fino al bordo superiore della forra, contornata da un verde intenso che accompagna l’intero percorso.

Sauris e la passeggiata al Lago

Se ami camminare e vivere la montagna a passo lento, Sauris è un vero paradiso da scoprire senza fretta, con la consapevolezza di chi vuole assaporare ogni istante. Qui l’auto può restare parcheggiata: il borgo invita a muoversi a piedi, immergendosi nella sua autenticità e lasciandosi guidare dal ritmo naturale dei luoghi. Passeggiando tra le vie e i sentieri, si entra in contatto con una natura incontaminata, boschi silenziosi e panorami che cambiano colore a seconda delle ore del giorno.

A Sauris ogni percorso diventa un’esperienza: dalle escursioni lungo i sentieri di montagna alle passeggiate tra le case in legno dall’architettura tipica, fino alle salite verso punti panoramici da cui ammirare tramonti spettacolari o cieli stellati. In inverno, i percorsi innevati si trasformano in itinerari ideali per ciaspolate, regalando suggestioni uniche.

L’offerta di camminate è ampia e adatta a tutti: si può scegliere tra trekking più lunghi e impegnativi per gli escursionisti esperti oppure passeggiate brevi e rilassanti, perfette anche per famiglie con bambini. Non mancano le escursioni guidate, pensate per accompagnare i visitatori alla scoperta degli angoli più nascosti e delle storie che rendono Sauris un luogo così speciale.

Asolo e il Monte Ricco

Simbolo indiscusso della città, la Rocca di Asolo domina dall’alto del Monte Ricco (310 m) come una solida fortificazione militare, edificata tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo con funzione di presidio strategico. Dai suoi spalti lo sguardo spazia dalle Dolomiti fino alla laguna di Venezia, offrendo un panorama unico.

Il sito è aperto da aprile a ottobre, nei giorni di sabato, domenica e festivi, dalle 10 alle 19 (luglio e agosto anche con orario 10-13 e 16-20), mentre da novembre a marzo l’orario è 10-17. L’ingresso alla Rocca costa 3 euro (ridotto 2 euro), con varie promozioni per biglietti cumulativi che includono Museo Civico e Torre, anche in formula famiglia. Per informazioni è possibile contattare il Museo Civico di Asolo al numero +39 0423 952313 o al cellulare +39 347 5735246, oppure scrivere a [email protected].

Le ricerche archeologiche condotte negli anni ’90 dall’Università di Padova hanno permesso di ricostruire una storia complessa, fatta di fasi insediative sovrapposte. In epoca altomedievale (VI-IX secolo) il Monte Ricco ospitava un piccolo sacello, del quale resta un lacerto di pavimento a mosaico, oggi conservato al Museo Civico, con decorazioni paleocristiane raffiguranti un pesce e motivi crociati tra fiori di giglio. Tra il VI e la prima metà del XII secolo l’area fu occupata da una necropoli a inumazione, alla quale si sovrappose, tra X e XII secolo, un insediamento abitativo e forse produttivo, legato al loco Bragida citato nelle fonti del 1076.

La Rocca, così come appare oggi, risale a un periodo compreso tra il XII e il XIII secolo ed era inizialmente separata dal nucleo urbano di Asolo. La sua costruzione comportò la distruzione di parte dell’insediamento precedente e di alcune sepolture della necropoli. Le prime tracce di frequentazione (XIII secolo) sono modeste, ma questo fu un periodo di rilevante importanza militare, seguito da fasi più evidenti sotto la dominazione del Comune di Treviso (1261-1339), poi veneziana (1339-1379), carrarese (1379-1388) e nuovamente veneziana (1388-1796). Tra XIII e XIV secolo furono realizzati una cisterna per l’acqua piovana e un forno da pane, mentre nel XV secolo si aggiunsero abitazioni addossate alla cinta meridionale, con pavimenti in legno e focolari in laterizio. Documenti dell’epoca attestano spese per manutenzioni, rifornimenti di armi e viveri, segno della funzione strategica della fortezza.

Gli scavi hanno restituito reperti oggi esposti al Museo Civico: frammenti di ceramica da cucina, monete, punte di freccia, bottoni, ditali, fibbie, coltelli da cucina e da lavoro. Tra il 1379 e il 1393 furono costruite, per iniziativa carrarese e completate poi dai Veneziani, le mura che collegano la città alla Rocca. Lunghe circa 1.360 metri, con 24 torri e quattro portelli, erano in origine parte integrante del sistema difensivo.

Dal tardo XV secolo l’importanza militare della Rocca diminuì, fino a rischiare di essere venduta come cava di pietra nel 1650. La vendita fu annullata nel 1652 dal doge Francesco Molino, su richiesta degli asolani, stabilendo che la Rocca dovesse rimanere per uso pubblico.

Nel 1990 un importante restauro, finanziato dalla Regione Veneto, ne ha consolidato la struttura, restaurato la porta d’accesso e le decorazioni con i simboli carraresi, ripristinando anche il cammino di ronda, oggi percorribile per ammirare dall’alto il panorama e l’interno della fortificazione.

Venzone e la Valle del Venzonassa

L’anello della Val Venzonassa è un itinerario breve ma ricco di fascino, capace di regalare panorami spettacolari e scorci inattesi. La vallata, percorsa dal torrente omonimo, si estende per circa nove chilometri dalla forcella Musi fino al borgo di Venzone, incastonata tra i versanti meridionali del monte Plauris e quelli settentrionali dei monti Chiampon e Ledis. Il paesaggio, modellato nel tempo dall’erosione fluvio-glaciale, alterna tratti di fondovalle con profonde forre dai colori sorprendenti a zone più alte dove si conservano i resti di antichi insediamenti.

La vegetazione è rigogliosa, con boscaglie di orniello e carpino nero che lasciano spazio a splendide faggete. La fauna, altrettanto varia, comprende caprioli, cinghiali, lepri, marmotte, scoiattoli, volpi e mustelidi, rendendo la passeggiata un’occasione per osservare la vita selvatica nel suo habitat naturale.

Lungo il percorso, una sosta imperdibile è la chiesa di Sant’Antonio, affacciata in posizione privilegiata sulla vallata: da qui lo sguardo abbraccia l’intero scenario, regalando una delle vedute più suggestive dell’escursione.

Borghetto sul Mincio e le ciclabili fluviali

La Ciclabile del Mincio è un percorso ideale per tutta la famiglia, grazie ai dislivelli minimi, alla segnaletica chiara e alla totale assenza di traffico automobilistico. Fa parte della più ampia Ciclopista del Sole EV7, che collega Capo Nord a Malta, ed è considerata una delle piste ciclabili più belle dell’Italia settentrionale. Completamente asfaltata e bidirezionale, si percorre in circa quattro ore attraversando le colline moreniche, un paesaggio ricco di bellezze naturali e borghi medievali dal fascino intatto.

L’itinerario, soprannominato “autostrada verde”, segue in parte il tracciato della vecchia ferrovia Mantova–Peschiera, attiva dal 1934 al 1967, di cui è ancora visibile lo stabile all’altezza di Salionze. Si parte dalla città-fortezza di Peschiera del Garda, Patrimonio UNESCO, che merita una visita per il centro storico, le mura veneziane e il sistema di difesa a cinque torrioni. Da qui si può imboccare la ciclovia in via Valeggio, costeggiando in parte la SR249, oppure in via Campo Sportivo, nei pressi di Porta Brescia.

Pedalando lungo la sponda del fiume Mincio si raggiunge Ponti sul Mincio, con il suo imponente Forte Ardietti, per poi proseguire verso Monzambano, dove la chiesa di San Michele domina la valle. La tappa successiva è Valeggio sul Mincio, Bandiera Arancione del Touring Club, rinomata per le vie pittoresche, le ville storiche e il Castello Scaligero. L’ultimo tratto conduce a Borghetto sul Mincio, uno dei borghi più belli d’Italia: qui antichi mulini e scorci sull’acqua creano un’atmosfera senza tempo, ideale per una sosta e per praticare anche birdwatching.

Sappada e il sentiero delle Cascatelle

A pochi passi dal centro di Sappada, celate tra il bosco e le rocce, si trovano le suggestive Cascatelle, dove le acque del Rio Mühlbach scorrono abbondanti tra massi e pareti rocciose, creando scenari spettacolari. Il percorso per raggiungerle è breve e di facile accesso, il che lo rende perfetto anche per le famiglie con bambini, a patto di indossare scarpe adatte o scarponcini, poiché in alcuni tratti il terreno è ghiaioso e le rocce possono essere scivolose.

L’escursione inizia dal ponte di legno che attraversa il Rio Mühlbach, vicino al Piccolo Museo della Grande Guerra. Da qui parte il sentiero delle Cascatelle, che si snoda tra le rocce passando su passerelle in legno. Avanzando, lo scroscio dell’acqua diventa sempre più intenso, accompagnando i visitatori fino a un’ampia vasca naturale in cui si getta una cascata vigorosa, circondata da pozze limpide e piccole cascate laterali.

Durante le serate estive, il sentiero viene illuminato, rendendo l’esperienza ancora più suggestiva e regalando scorci fiabeschi a chi decide di visitare le Cascatelle al calar del sole.

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