Venezia, 9 giugno 2023 – Il Teatro Viaggiante in partenza da San Stino di Livenza. Questa la prima tappa della rassegna itinerante promossa da Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, Circuito Multidisciplinare Regionale Arteven e Regione del Veneto, che tra giugno e luglio toccherà ben 14 centri del Veneto per un totale di 28 spettacoli in programma. Il cartellone teatrale prenderà il via martedì 13 giugno con un doppio appuntamento speciale che vedrà la proiezione del docufilm Il teatro vive solo se brucia al Teatro “Romano Pascutto” alle ore 18.30 e di seguito la messa in scena dello spettacolo teatrale [paesaggio] di Tam Teatromusica alle 21.15 all’Area Scolastica di via De Gasperi. Il giorno successivo, mercoledì 14 giugno, altro appuntamento con La cella di seta. Io e Marco Polo diIppogrifo Produzioni, sempreall’Area Scolastica alle ore 21.15.
L’inaugurazione de Il Teatro Viaggiante sarà dunque affidata non a uno spettacolo teatrale bensì a un documentario dedicato proprio al teatro itinerante: Il teatro vive solo se brucia, prodotto daGinkofilm per la regia di Marco Zuin. La pellicola racconta l’epopea dei teatri viaggianti in Italia dal primo dopoguerra fino all’avvento della televisione, con un’incursione nel presente, attraverso le vicende di una delle ultime famiglie d’arte da più di 10 generazioni: i Carrara. In un viaggio picaresco dal sud al nord, partendo dalla Sicilia e arrivando in Veneto, nell’ultimo secolo i Carrara hanno attraversato tutto lo stivale portando il teatro laddove il teatro mai sarebbe arrivato. Il film è in programma al Teatro “Romano Pascutto” alle ore 18.30.
La sera di martedì, alle ore 21.15, nell’Area Scolastica di via De Gasperi, andrà in scena [paesaggio], della compagnia padovana Tam Teatromusica, meditazione teatrale sul tema della natura ispirata ai versi di Andrea Zanzotto. Il titolo prende spunto dal verso che apre lo spettacolo “No, tu non mi hai mai tradito, [paesaggio]”, in cui il poeta barra la parola che pure ne rappresenta il cuore e il soggetto. Lo spettacolo, interpretato da Nicola Lotto, cantante, chitarrista e cantautore, autore anche delle musiche originali, ruota attorno a questa domanda e al suo mistero. Sul palcoscenico il paesaggio viene evocato, oltre che nel testo recitato, da alcune chitarre disposte in modo da riprodurre un profilo boscoso – un “Montello di chitarre”, che serviranno a Nicola Lotto per mettere in musica e cantare i versi del poeta –, mentre scorrono in alcuni video i principali luoghi zanzottiani.
Poi, sempre nell’Area scolastica, mercoledì14 giugno alle ore 21.15, Ippogrifo Produzioni, centro di produzione veronese di teatro e cinema, omaggerà uno dei miti veneziani per eccellenza con il suo La cella di seta. Io e Marco Polo, racconto poetico sulla genesi del più grande best seller della letteratura di viaggio: Il Milione. Partendo dall’incontro storico di Rustichello e Marco Polo dentro i muri di una prigione di Genova, lo spettacolo diventa un racconto avventuroso e poetico sulla forza delle storie. Non potendo vedere il mondo con gli occhi, i due se ne inventano uno che è un milione di volte più grande, più magnifico, più incredibile. Trasportati dalla voce di Francesco Gerardi e accompagnati dal contrappunto musicale di Giorgio Gobbo, lo spettatore si avventura in viaggio meraviglioso che porterà a riflettere sul senso della vita e sul significato profondo della libertà.
Gli spettacoli in programma nella rassegna diffusa sono stati selezionati attraverso un bando lanciato a marzo 2022 da TSV-Teatro Nazionale ed Arteven e aperto alle imprese teatrali del territorio. Delle quasi 70 proposte pervenute, 14 sono state selezionate per entrare a far parte del progetto Il Teatro Viaggiante, che dal 13 giugno al 29 luglio 2023 porterà in altrettante città e cittadine del Veneto nuove proposte. Ogni comune coinvolto, due per ciascuna delle 7 province, accoglierà quindi due diversi spettacoli per un totale di 28 appuntamenti. Un cartellone diffuso nel territorio che non sarebbe stato possibile senza il sostegno di Intesa Sanpaolo, sponsor della rassegna itinerante.
Ingresso libero, con prenotazione consigliata sul sito myarteven.it tramite il portale Eventbrite.
Seguono le schede degli appuntamenti.
Ginkofilm
IL TEATRO VIVE SOLO SE BRUCIA
produzione Ginko Film in collaborazione con Pipa e Pece
distribuzione Emera Film
regia Marco Zuin
fotografia Lorenzo Pezzano, Francesco Piras
suono Marco Zambrano, Enrico Lenarduzzi
montaggio Chiara Andrich
musiche Michele Moi
audio mix Enrico Lenarduzzi
motion graphics Studio Magoga
color correction Francesco Marotta
produttori Chiara Andrich, Andrea Mura
direttore produzione Gaia Vianello
assistente produzione Mavi Calcinotto
cofinanziato da Regione del Veneto POR FESR 2014-2020
con il sostegno di Fondazione Sardegna Film Commission
con il contributo di La piccionaia centro di produzione teatrale, Caseificio Tonon
Il documentario del regista Marco Zuin racconta l’epopea dei teatri viaggianti in Italia, dal primo dopoguerra fino all’avvento della televisione, con una incursione nel presente. Ogni cosa viene raccontata dalla voce di chi quegli anni li ha vissuti: i Carrara, una delle ultime famiglie d’Arte ancora in attività, una dinastia teatrale che discende direttamente dalle antiche compagnie itineranti del Cinquecento. La loro storia è quella di un teatro, quello popolare, che non c’è più, e di un Paese, il nostro, che dal secondo dopoguerra alla metà degli anni ’60 è cambiato radicalmente. In un viaggio picaresco dal sud al nord, partendo dalla Sicilia e arrivando in Veneto, nell’ultimo secolo i Carrara hanno attraversato tutto lo stivale portando il teatro laddove il teatro mai sarebbe arrivato. Con la voce narrante di Andrea Pennacchi, tramite i ricordi dei fratelli Titino, Annalisa, Armando Carrara e della madre Argia Laurini, il film vuole ricostruire non solo l’ultima stagione di un teatro popolare che non c’è più, ma anche usi e costumi di un’Italia prima contadina e poi sempre più società dei consumi.
Tam Teatromusica
[PAESAGGIO]
testi lirici e in prosa tratti dall’Opera di Andrea Zanzotto
con Nicola Lotto
musiche originali Nicola Lotto
suono Stolfo Fent
video Maria Fiorina Cicero
regia Flavia Bussolotto
“No, tu non mi hai mai tradito, [paesaggio]”. Perché in questo verso, che apre lo spettacolo, Andrea Zanzotto, grande voce veneta e universale, cancella la parola che pure ne rappresenta il cuore e il soggetto? È attorno a questa domanda, al suo mistero, che si svolge questa meditazione teatrale. L’ingresso nel mondo poetico di Zanzotto diventa un’immersione nel paesaggio, fondamentale esperienza umana fin dalla più tenera età, viaggio sfidante, formativo.
Sul palcoscenico il paesaggio viene evocato, oltre che nel testo recitato, da alcune chitarre disposte in modo da riprodurre un profilo boscoso (un “Montello di chitarre”, che serviranno a Nicola Lotto per mettere in musica e cantare i versi del poeta), mentre scorrono in alcuni video i principali luoghi zanzottiani. Lo spettacolo è dunque un profondo e colorato itinerario lirico, sia nella meraviglia della contemplazione della natura, sia nel dolore della sua umiliazione, provocata dalla violenza delle guerre e dal suo vorace consumo a opera del “progresso scorsoio”. Il mistero della parola cancellata, rivelandosi, diventa così esplorazione della metamorfosi del rapporto dell’uomo con l’ambiente.
Ippogrifo Produzioni e Teatro Boxer
LA CELLA DI SETA – IO E MARCO POLO
scritto da Marco Gnaccolini e Alberto Rizzi
ricerca linguistica Alberto Rizzi
con Francesco Gerardi
musiche originali eseguite dal vivo Giorgio Gobbo
luci e suono Christian Reale
assistente di produzione Pietro Mascalzoni
grafica Cosimo Miorelli
organizzazione Barbara Baldo
regia di Alberto Rizzi
Dentro i muri di una prigione medievale un viaggiatore e uno scrittore si incontrano. E come in ogni carcere il baratto è la prima forma di economia e di sopravvivenza. Il viaggiatore ha una storia, lo scrittore le parole per raccontarla. Il loro baratto è la poesia. Partendo dall’incontro storico di Rustichello e Marco Polo, lo spettacolo diventa un racconto avventuroso e poetico sulla forza delle Storie. Dal primo preistorico graffito segnato in una spelonca, alle scritte dei condannati in tutti le carceri del mondo, lasciare un segno di sé, raccontare la propria storia vuol dire salvarsi e salvare. E così fanno Rustichello e Polo che non potendo vedere il mondo con gli occhi, se ne inventano uno che è un milione di volte più grande, più magnifico, più incredibile. Raccontarsi storie è la vera moneta sonante dell’umanità, ciò che ci ha consentito di trasmettere il sapere da una generazione all’altra. Dagli antichi miti fino allo storytelling moderno, la potenza dirompente di una storia ha la capacità di portarci ovunque, di farci vivere non solo la nostra vita, ma tutte le vite che sentiamo raccontare. Forse per questo si continua ad andare a teatro, al cinema, a vedere le serie tv, a leggere un libro e ad ascoltare una storia: per riempire l’anima e il cuore di un milione di vite degli altri, di un milione di altri mondi, di un milione di altre avventure.
Rimani sempre aggiornato in tempo reale, iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram. Per segnalazioni 327 94 39 574