Flotilla, il veronese Zambrin rientra in Italia: "Rapiti in acque internazionali, nessun supporto dal governo"
Simone Zambrin e gli italiani della Sumud Flotilla tornano a casa dopo la detenzione in Israele.


VERONA - MILANO – Dopo giorni di detenzione e violenze in carcere, gli italiani della Sumud Flotilla sono tornati in patria. Tra loro anche il veronese Simone Zambrin, 25 anni, accolto dai genitori all’aeroporto di Malpensa.
Detenzione e condizioni in prigione
Durante la permanenza nella prigione di Ktzi’ot, i detenuti hanno subito condizioni difficili: mancanza di acqua potabile, luci accese di notte e ritardi nella somministrazione di farmaci essenziali. Zambrin ha raccontato: «Abbiamo fatto uno sciopero della fame di 96 ore. Il tempo lì non è stato facile, ma siamo rimasti concentrati sulla missione».
Il sequestro e la missione
I membri della Flotilla sono stati intercettati in acque internazionali. «Siamo stati prelevati senza alcun preavviso», ha spiegato Zambrin, «e il nostro obiettivo era denunciare il sostegno dell’Italia e dell’UE a Israele e dare voce a Gaza».
Trattamento personale e rifiuto dei documenti
Zambrin ha subito restrizioni personali: «Non mi è stato permesso fare la doccia o camminare all’esterno, ma ho resistito anche per solidarietà verso chi non ha copertura diplomatica». Ha inoltre rifiutato di firmare i documenti di espulsione immediata, definendoli privi di validità legale.
Ritorno e accoglienza in Italia
L’arrivo in aeroporto è stato emotivamente intenso, con familiari e amici presenti per l’accoglienza. Zambrin ha sottolineato l’aspetto collettivo della missione, pur riconoscendo l’esperienza personale vissuta durante il rientro.