L’anno 2023 ha segnato un passo indietro per le esportazioni della Marca Trevigiana, che hanno subito un decremento dell’1,4%, fermandosi a 15 miliardi 668 milioni di euro. Rispetto alla performance complessiva del Veneto, che ha registrato un calo minore dell’export dello 0,7%, Treviso mostra una situazione più critica, soprattutto nei mercati dell’Unione europea.
Europa e mercati esterni: uno scenario contrastante
Nel dettaglio, il “made in Treviso” ha perso l’1,5% nei paesi dell’UE post Brexit, con un fatturato esportato di 9 miliardi 839 milioni di euro, mostrando una performance inferiore rispetto al lieve incremento dello 0,1% della media veneta. Altrove, la situazione non è stata molto più favorevole, con un decremento dell’1,2% in altri mercati internazionali, che totalizzano 6 miliardi 129 milioni di euro.
Le MPI, ancora motore di crescita
Secondo Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, il decremento era atteso, ma ci sono segnali positivi dalle medie e piccole imprese (MPI), che costituiscono il 42,2% delle esportazioni manifatturiere venete e hanno registrato un lieve aumento dello 0,2%. “Il segno più delle MPI conferma l’importanza delle filiere del valore per le nostre imprese artigiane,” sottolinea Bernardi.
Settori trainanti e in difficoltà
Il settore alimentare e quello manifatturiero hanno mostrato robustezza, con incrementi rispettivamente dell’8,2% e del 4,4%. Invece, il settore della stampa e della riproduzione di supporti registrati ha visto un’impennata del 34,7%, sebbene rappresenti una piccola parte del mercato. Al contrario, le industrie del legno, dei tessili e dei prodotti in pelle hanno riscontrato le maggiori difficoltà, con cali significativi nelle esportazioni.
Nuove prospettive nei Balcani
Bernardi ha evidenziato anche nuove opportunità nei Balcani, in particolare con l’ingresso della Croazia nell’area Schengen e nell’euro. Tuttavia, le tensioni politico-militari tra Kosovo e Serbia, così come il persistente conflitto israelo-palestinese, rappresentano fonti di preoccupazione per le imprese che operano in queste aree.
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