Da mesi si sta consumando una situazione drammatica nel reparto di Ostetricia e Ginecologia di Rovigo AULSS 5 Polesana pericolosa per l’intera società civile.
Come CIMO-FESMED eravamo già intervenuti mesi fa quando la Direzione aveva affidato la responsabilità di questa fondamentale Unità Operativa Complessa alla Direzione Medica del Presidio Ospedaliero di Rovigo: scelta totalmente priva di logica, vista la specialità del Dirigente individuato (Medica, non Ginecologica), ma anche totalmente contraria a quanto previsto dai CCNL della Sanità, che prevedono l’affidamento di un reparto, anche come facente funzioni, a Professionista con almeno 5 anni di anzianità e la specialità in Ostetricia e Ginecologia.
Le ragioni non ci sembrano troppo difficili da capire anche per il cittadino comune.
Solo dopo la comparsa della notizia sulla stampa, la Direzione, peraltro più volte interpellata senza mai avere dato alcuna risposta, ha finalmente provveduto ad affidare il reparto a Professionista idoneo.
Si pensava che i disagi fossero in via di soluzione ed invece ci troviamo a fine maggio con solo 4 Medici in servizio, a causa di licenziamenti di Colleghi che hanno preferito dirigersi verso altre realtà e dell’incapacità della Direzione di arruolare, a qualsiasi titolo (tempo determinato, cooperativa, liberi professionisti, pensionati richiamabili, specialisti ambulatoriali, ecc.) Medici in sostanza che potessero regolarizzare la situazione, potendo così continuare ad erogare i Servizi Sanitari essenziali per la popolazione di Rovigo.
La Direzione interrogata in merito con lettera protocollata in data 29/05/23 si rifiuta di rispondere.
Le scelte che si prospettano prevedono di tener aperto il reparto con 4 medici, che devono garantire la continuità assistenziale (che da mesi sta costando loro l’impossibilità di fruire regolarmente dei riposi post guardia: situazione vietata dal Contratto!) addirittura sospendendo il sacrosanto diritto di poter fruire delle ferie estive, quanto mai necessarie vista la situazione di stress cui sono sottoposti da mesi i colleghi.
Non si tratta solo di gravi violazioni contrattuali, che troveranno soddisfazione nelle sedi opportune, ma soprattutto di una situazione pericolosa per le cittadine di Rovigo, per tutte le loro famiglie.
Pur ringraziando l’abnegazione del medici che sono rimasti al loro posto e sono coinvolti in questa situazione, senza poter neanche protestare (il regolamento del medico dipendente prevede pesanti sanzioni), per CIMO-FESMED appare chiaro che non si possono garantire livelli di sicurezza adeguati in queste condizioni, i turni di servizio sono troppi, continui ed i riposi saltano.
Sembra che il Covid abbia determinato condizioni emergenziali che richiedevano scelte dolorose ma necessarie per il periodo.
Ora però la pandemia è stata dichiarata conclusa, ma sembra che le Direzioni si sentano legittimate a calpestare i diritti sindacali “sine die”, non considerando che le loro scelte passate sono alla base della fuga dei Medici, e degli altri professionisti sanitari, dagli ospedali.
Si continua a considerare il Personale sanitario “carne da cannone” e tutto questo continua nell’indifferenza più totale di chi deve decidere.
I cittadini di Rovigo hanno il sacrosanto diritto di poter usufruire di servizi sanitari sicuri ed affidabili.
Dietro a tutto questo esiste una situazione di impotenza decisionale?
Oppure gli obiettivi non dichiarati di favorire la sanità privata stanno condizionando anche la nostra realtà?
Ci auguriamo che la Direzione e l’Assessorato si decidano a dare risposte concrete alla richiesta di normalità per il personale sanitario, che deve poter conciliare i propri impegni lavorativi con la propria vita affettiva e di relazione, come tutti i cittadini.
Ci auguriamo inoltre che la popolazione di Rovigo veda esaudite concretamente le proprie richieste di salute.
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