VENEZIA – È stata presentata oggi a Venezia la pubblicazione fotografica intitolata “Liberiamo le Produzioni”, che narra le esperienze lavorative all’interno delle carceri del Veneto. Questo progetto è il frutto della collaborazione tra l’Amministrazione Penitenziaria del Triveneto, l’Assessorato all’Economia, Sviluppo, Ricerca e Innovazione della Regione Veneto e Unioncamere del Veneto. Il catalogo mette in evidenza l’importanza del lavoro in carcere come strumento di inclusione sociale ed economica, nonché la sfida della sicurezza e riabilitazione attraverso l’occupazione.
Il lavoro in carcere come risorsa per le imprese
Il catalogo fotografico esplora una varietà di attività lavorative svolte all’interno delle carceri del Veneto, che vanno dall’assemblaggio di minuterie metalliche, plastica e carta, alla produzione di occhiali, alla gestione di servizi di call center, lavanderia industriale, sartoria e alimentazione. Oltre a queste attività, vengono evidenziate anche le coltivazioni di ortaggi, la produzione di pasticceria e gastronomia. Questi progetti, nati da collaborazioni tra le carceri, le cooperative sociali e le imprese locali, non solo offrono opportunità di reinserimento lavorativo ai detenuti, ma creano anche una filiera produttiva utile per l’economia regionale.
Un’opportunità di riabilitazione e reinserimento
Durante l’evento di presentazione, l’assessore regionale Roberto Marcato ha definito l’iniziativa come un’importante opportunità per le imprese e una sfida sociale. Ha sottolineato che il lavoro in carcere, se accompagnato da programmi di riabilitazione, riduce significativamente il tasso di recidiva e porta benefici all’intera società. Le esperienze condivise da imprenditori e cooperative sociali coinvolte sono un esempio tangibile di come il lavoro in carcere possa contribuire positivamente alla rieducazione dei detenuti, promuovendo la loro dignità e il loro reinserimento nella società come individui riabilitati.
L’importanza della collaborazione tra enti pubblici e privati
Il presidente di Unioncamere del Veneto, Antonio Santocono, ha enfatizzato l’importanza di un’economia inclusiva e sostenibile, in cui il lavoro penitenziario venga considerato una risorsa anche per le imprese. Ha dichiarato che promuovere un’economia che valorizzi il lavoro in carcere significa arricchire il sistema produttivo e offrire ai detenuti concrete possibilità di reintegrazione sociale e lavorativa.
Esperienze e testimonianze dal territorio
Un panel di relatori, tra cui il Patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia, il Provveditore Rosella Santoro del Provveditorato per l’Amministrazione Penitenziaria per il Triveneto e il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo (in videoconferenza), ha presentato diverse esperienze di lavoro in carcere nel Veneto durante l’evento. Hanno partecipato anche rappresentanti delle cooperative sociali “Rio Terà dei Pensieri”, “Panta Rei”, Gabbiano 2.0, e del progetto Progetto Panatè di Cuneo, tutte realtà che si dedicano da anni al reinserimento dei detenuti attraverso il lavoro.
Il ruolo della Legge Smuraglia e gli incentivi fiscali
Un passo significativo per sostenere l’occupazione dei detenuti è stato compiuto nel 2000 con l’emanazione della Legge Smuraglia (Legge n. 193), che prevede agevolazioni fiscali e contributive per le imprese e le cooperative sociali che assumono detenuti in esecuzione di pena. Questa legge rappresenta un incentivo importante per il settore privato a partecipare attivamente al processo di inclusione e reinserimento lavorativo.
Il catalogo: un ponte tra istituti penitenziari e imprese
Il catalogo, realizzato con il supporto della Regione Veneto e in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e l’Unione Regionale delle Camere di Commercio del Veneto, si propone di sensibilizzare il sistema produttivo regionale sull’importanza del lavoro in carcere. La pubblicazione elenca anche gli spazi lavorativi disponibili nelle carceri del Veneto, dove imprese e cooperative possono avviare nuove attività produttive e impiegare detenuti, contribuendo così a creare una vera e propria filiera produttiva che valorizzi il lavoro carcerario come strumento di inclusione sociale ed economica.
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