“O vivo o morto tornerò”, aveva detto Giuseppe Sarto prima di lasciare Venezia. Di lì a poco salì al soglio pontificio, accadeva esattamente 120 anni fa. Papa Pio X ha mantenuto la sua promessa e dal 6 al 22 ottobre si celebra la sua “Peregrinatio corporis”, il ritorno in Veneto dell’urna con le sue reliquie, custodita a San Pietro da oltre un secolo.
Nella notte tra domenica 15 ottobre e lunedì 16 ottobre le reliquie di San Pio X hanno lasciato Riese Pio X e si sono dirette verso Padova. Durante gli spostamenti sono sempre presenti quattro veicoli: oltre al furgone tech con la teca, anche un furgone di appoggio per caricare i materiali, uno per lo staff tecnico e un altro per il personale del Vaticano. La teca è arrivata sulle due di notte alla Basilica di Santa Maria Assunta a Padova. Lascerà la città, alla volta di Venezia, nella notte tra martedì 17 e mercoledì 18 ottobre. La Gendarmeria Vaticana è sempre stata presente, decisivo anche il ruolo delle forze dell’ordine: carabinieri e polizia hanno scortato il viaggio in Veneto, nei singoli Comuni attivata anche la polizia locale.
Le tappe di questo viaggio sono state coordinate e gestite dal punto di vista logistico da 593 Studio, società di ingegneria di Castelfranco Veneto, nel Trevigiano, che si è avvalsa del supporto tecnico-organizzativo e del personale sul campo di Castel Monte Onlus, cooperativa di primaria rilevanza in Veneto. Una sfida epica: trasportare la teca che custodisce il Santo da Roma a Treviso, quindi a Riese Pio X e Padova, per finire sulle acque veneziane. Inoltre, lo studio ha seguito la progettazione e realizzazione di allestimenti liturgici adeguati in cinque chiese diverse. Un lavoro che ha comportato un impegno 24 ore su 24 di un team composto da una trentina di professionisti, che hanno accompagnato il Papa per oltre 1500 chilometri, da Roma al Veneto e ritorno, un viaggio durato in tutto 120 ore.
“Accogliere San Pio X nel territorio da cui è partito oltre cent’anni fa per salire il soglio di Pietro rappresenta una occasione di ricucitura di una identità religiosa e culturale per questi luoghi”, dichiara Giuseppe Possagnolo, presidente di Castel Monte Onlus. “Questo Papa è stato un precursore, ha messo le fondamenta valoriali e culturali per il “miracolo Veneto” che dal secondo dopoguerra ha visto svilupparsi la regione che noi oggi conosciamo”.
L’impresa di spostare l’urna del Pontefice è un evento che nella storia accade solo per la terza volta. La prima, nel 1959, quando lo stesso Pio X tornò a Venezia. In quell’occasione furono usate le gondole, la salma subì lievi deterioramenti e da allora sono stati cambiati i protocolli di sicurezza. Nel 2018, secondo viaggio: Papa Giovanni XXIII tornò nella sua Bergamo, accolto da mezzo milione di fedeli. Tanto calore umano (e non metaforicamente) unito al periodo estivo crearono non pochi problemi.
Sulla scorta delle esperienze del passato, sono stati sviluppati da Fabbrica di San Pietro dei protocolli tecnici e di sicurezza estremamente stringenti da cui lo staff coordinato da 593 Studio, coordinato dall’architetto Michele Sbrissa, è partito per ideare le soluzioni necessarie alla realizzazione del progetto. Un lavoro che ha avuto bisogno di circa un anno di preparazione. Tutte le procedure e le soluzioni ideate sono state gestite passo passo in collaborazione con i tecnici della Fabbrica di San Pietro coordinandosi con le Diocesi coinvolte e con tutti gli enti civili interessati. Ecco come ci sono riusciti.
IL SUPPORTO TECH DELLA TECA. La prima preoccupazione era dare all’urna un supporto stabile, che garantisse un viaggio privo di sollecitazioni. È stato così disegnato, progettato e costruito ad hoc un basamento in acciaio super tecnologico sul quale è stata appoggiata la teca di bronzo e cristallo che contiene il corpo del Santo (peso della teca: 400 chilogrammi, lunghezza 2 metri e altezza 70 centimetri). Un contenitore che, oltre ad agevolare gli spostamenti di trasferimento dal furgone al carrello e viceversa, serve principalmente a ridurre al minimo le vibrazioni grazie ad un sistema appositamente ideato e condiviso con la Fabbrica di San Pietro. Si è poi dovuto progettare un carrello a pantografo (portata 1000 chili) con rispettiva vasca di contenimento, progettato e realizzato ad hoc per sollevare e spostare la teca. Va poi precisato che il corpo (che non è imbalsamato, il volto è coperto dalla maschera di bronzo pensata nel 1959) riposa attorno ai 21-25 gradi, non è tollerabile un aumento eccessivo della temperatura. Delle sonde verificano in tempo reale i dati e li comunicano ad una cabina di regia, in caso di cambiamenti di temperatura e umidità (in particolare durante le esposizioni) si interviene con misure specifiche per garantire la miglior conservazione del corpo.
IL VEICOLO SPECIALE. Il caricamento è avvenuto su un furgone (Ford Custom 9 posti, completamente adattato per l’evento: dotato di vasca di contenimento e bloccaggio teca, sistema di climatizzazione specifico e sospensioni appositamente tarate, realizzato da Class Allestimento Veicoli Srl) che poi si è mosso da San Pietro, sempre di notte per limitare problematiche di traffico ma soprattutto per limitare rischi di eventuale surriscaldamento, su un itinerario tenuto segreto fino all’ultimo. Durante il trasporto è stata garantita una temperatura costante. Il veicolo infatti è stato dotato di climatizzatore aggiuntivo del vano posteriore con regolazione automatica della stessa attraverso un link diretto con una centralina di controllo climatico tarata sui parametri richiesti. Nel cielo posteriore sono presenti 6-8 bocchette di uscita dell’aria. Inoltre, il personale è stato dotato di un ulteriore “data logger” al fine di monitorare costantemente la temperatura del vano. “Altra criticità studiata è stata quella della luce solare, la quale per radiazione o irraggiamento può far variare la temperatura all’interno del veicolo”, spiega Marco Avanzi di Class Allestimento Veicoli. “Nonostante si sia scelto di viaggiare di notte, la vetratura del furgone è stata protetta da pellicola con una capacità di ridurre a circa il 90% la radiazione UV solare. Inoltre, durante il viaggio, la teca è stata avvolta da una “coperta” in polietilene termico al fine di eliminare qualsiasi interazione termica e radiante”.
IL SUPPORTO ELLITTICO. Il viaggio di San Pio X è iniziato in Vaticano. Dopo l’arrivo a Treviso, ecco il trasferimento a Cendrole di Riese Pio X dove decine di migliaia di pellegrini e curiosi hanno potuto vedere da vicino il Santo. Gli allestimenti previsti, condivisi sotto il profilo liturgico e simbolico con Don Paolo Barbisan, direttore dell’Ufficio Diocesano d’Arte Sacra della diocesi di Treviso, sono stati pensati come elementi di arredo sacro temporaneo totalmente reversibile. A Cendrole è stato esposto il supporto ellittico, a sostegno della teca, progettato da 593 Studio e realizzato dall’azienda La Nova sas, con una dimensione in pianta pari a 530×405 centimetri e per un’altezza di 85 centimetri. Sul perimetro si sviluppa una raggiera di 188 listelli lignei a scandire, come una linea del tempo, gli anni trascorsi dalla nascita di Pio X (1835) fino ad oggi. L’intero allestimento è di color bianco; solo 19 listelli hanno una finitura in rovere naturale, ad indicare 19 momenti salienti della vita di san Pio X. “Il tutto consente di mantenere sempre una distanza minima di 120 cm tra fedeli e teca con il corpo del Santo”, precisa l’architetto Michele Sbrissa di 593 Studio. “L’allestimento così descritto è sovrastato, nella chiesa di Cendrole, da una crociera lignea a sesto ribassato di color bianco che conclude visivamente e percettivamente l’ambito volumetrico dell’esperienza devozionale. Il principio è quello della definizione di uno spazio effimero all’interno di uno spazio consolidato, attraverso la crociera che definisce una relazione più contenuta tra corpo del Santo e fedele”.
SCHEDE DI APPROFONDIMENTO – STORIA 593 STUDIO
593 STUDIO è un’eccellenza nel panorama degli studi di ingegneria e di architettura, impegnato in una missione ambiziosa: costruire il futuro attraverso ricerca, sperimentazione e competenza. Fondata a Castelfranco Veneto, nel Trevigiano, su valori solidi come l’innovazione, la sostenibilità e la collaborazione, 593 STUDIO opera nei settori chiave dell’abitare (residenziale), conservare (restauro), lavorare (direzionale) e condividere (pubblico). Con oltre 15 anni di esperienza in Italia e all’estero, il team multidisciplinare di 593 STUDIO affronta con dedizione progetti complessi, dall’ideazione alla direzione operativa. Tra le prime Benefit Corporation nel settore dei servizi professionali in Italia, l’azienda si impegna a restituire valore alla comunità e all’ambiente. I progetti di rilievo nell’ambito della conservazione del patrimonio storico e sacro, includono l’ampliamento del complesso Santuari Antoniani di Padova, il restauro delle volte della chiesa San Francesco a Treviso, il piano di recupero per l’ex Monastero delle Clarisse a Castelfranco Veneto, la selezione per il laboratorio-concorso Cappella nel Bosco a La Verna oltre che servizi di consulenza in varie diocesi per percorsi partecipativi comunitari e piani di valorizzazione immobiliare. 593 STUDIO promuove l’innovazione anche in ambito accademico e, in collaborazione con gli Istituti Lasalliani e lo IUAV, promuove e co-finanzia dottorati di ricerca pioneristici nella gestione e recupero dei beni religiosi. La ricerca in ambito tecnologico ed ingegneristico viene svolta in collaborazione con l’International University of Applied Science in Germania.
TEAM DI LAVORO – PEREGRINATIO CORPORIS
Progettazione e coordinamento 593 Studio: Arch. Michele Sbrissa, Arch. Gianni Pietrobon, Arch. Raffaele Villano, Arch. Emma Mattiuzzo e Geom. Andrea Gavagnin
Realizzazione allestimenti espositivi: La Nova sas
Trasporto e logistica: Castel Monte Onlus – Class Allestimento Veicoli Srl
Consulente strutture: Ing. Steven Gallina
Consulente tecnico ambientale: Mountech Srl
Rimani sempre aggiornato in tempo reale, iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram. Per segnalazioni 327 94 39 574