La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, da Francoforte ha recentemente accusato le aziende di spingere l’inflazione con ritocchi eccessivi dei loro listini.
Il Presidente di Confapi, Cristian Camisa, interpellato sulla questione, non ci sta e ribatte che «Lagarde dovrebbe fare una distinzione fra le grandi imprese e le piccole e medie. Le Pmi, infatti, non fanno finanza come le grandi e non godono dei loro privilegi, pensano solo a lavorare e creano sviluppo e occupazione. La presidente della Bce dovrebbe ringraziarle, anziché attaccarle».
Quando si tratta di dettagliare i privilegi che attribuisce alle grandi aziende, il presidente di Confapi non si fa pregare. «Per decenni – osserva – l’Europa ha promosso la concorrenza fiscale come fatto virtuoso. Il risultato è che adesso molte grandi imprese hanno spostato la sede fiscale in Paesi dell’Ue dove sugli utili pagano solo il 20% di tasse, cose che le piccole e medie difficilmente possono fare». E un altro fattore di svantaggio, secondo Camisa, è la recente raffica di aumenti dei tassi d’interesse, che «danneggia più le Pmi che le grandi aziende».
Per Camisa le danneggia maggiormente poiché «La Bce ha appena deciso un +0,25% dei tassi d’interesse, ne preannuncia un altro a luglio e programma un + 1% nell’arco dell’intero 2023. Ma questo colpisce di meno le grandi imprese, che al momento riescono a finanziarsi con crediti al 4,5%, e di più le piccole e medie, a cui tocca chiedere prestiti con un tasso del 7% e oltre», e andrà ancora peggio con gli ulteriori aumenti in arrivo. Come se non bastasse, a volte non si tratta di costo del finanziamento ma proprio di impossibilità assoluta di accedere al credito. «Molte Pmi – denuncia il presidente di Confapi – sono già state costrette a rinunciare agli investimenti che avevano programmato, e perciò non sono più in grado di assumere.
Anche se in Italia non arrivasse una vera e propria recessione, un grave rallentamento della crescita del Pil ormai è in atto». La presidente Lagarde ne è consapevole, ma sostiene che è meglio subire un breve rallentamento, per quanto doloroso, che altri anni di inflazione devastante. Camisa ha delle obiezioni. «Il ragionamento sarebbe corretto se in Europa ci fosse un problema di inflazione da eccesso di domanda interna, come in America, invece da noi si tratta di aumenti di prezzi importati con l’energia e le materie prime». A questo riguardo il presidente aggiunge: «Anziché criticarci, l’Europa dovrebbe fare autocritica sulla sua politica dell’energia, che è all’origine dell’inflazione, assieme alla politica degli approvvigionamenti di materie prime».
A prescindere da come sia nata l’inflazione, se non la si contrasta si accentuerà la conflittualità sociale, come negli anni ’70, e magari si invocherà il ritorno alla scala mobile prezzi-salari. Camisa concorda sulla necessità di combattere l’inflazione, ma ammonisce che «il rincaro dei tassi non deve essere eccessivo». Rivendica pure che la Confederazione Italiane delle PMI ha svolto e svolge un ruolo utile: «Alcune nostre proposte sono state inserite nella delega fiscale del Governo italiano, e siamo stati i primi a sollevare il problema delle cosiddette “terre rare”: senza approvvigionamenti e scorte di queste materie prime il sistema industriale nei prossimi mesi rischia lo stop».
Il Presidente di Confapi Venezia, Marco Zecchinel, commenta così le dichiarazioni di Lagarde: «Tante delle nostre PMI durante la pandemia hanno fatto ricorso a linee di credito eccezionali, con tassi inferiori al 1%, ed ora si trovano con un sovraindebitamento, a costi talvolta insostenibili. Come Confapi deprechiamo interventi sui tassi della BCE, i quali, oltre che non essere determinanti nel contrasto all’inflazione, stanno trasformando quelli che in principio erano aiuti alle imprese in prestiti capestro.»
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