Licenziamenti e crisi occupazionale alle Vetrerie Riunite e Borromini: sciopero dei lavoratori a Mestre
Incontro a Mestre per discutere della crisi occupazionale alle Vetrerie Riunite e Borromini, con sciopero e presidio dei lavoratori contro i licenziamenti.


MESTRE (VENEZIA) - Giovedì 13 marzo, alle ore 11, presso la sede di Veneto Lavoro in via Ca’ Marcello a Mestre, si terrà un incontro fondamentale per il futuro di Vetrerie Riunite e Borromini, due aziende storiche ora sotto la proprietà di fondi portoghesi. Al tavolo si siederanno i rappresentanti dei fondi Tangor e Teak Capital, proprietari delle due aziende, insieme ai referenti della Regione, alle sigle sindacali Filctem Cgil, Fiom Cgil e le RSU.
Sciopero e Presidio dei Lavoratori
Il clima di tensione è alto, con i lavoratori delle due aziende che parteciperanno a un presidio sotto la sede di Veneto Lavoro a partire dalle 10.30, in concomitanza con la protesta organizzata a causa dei licenziamenti imminenti. Dopo l’avvio della procedura di riduzione del personale alle Vetrerie Riunite dal 7 marzo, 49 esuberi tra i dipendenti a tempo indeterminato e una situazione incerta per i 70 lavoratori in somministrazione, l’incertezza sul futuro occupazionale si fa sentire.
La Situazione delle Aziende e la Critica Sindacale
Le Vetrerie Riunite e Borromini, acquisite dai fondi portoghesi alla fine del 2023, sono ora in una fase di smantellamento del sito di Colognola ai Colli. Prima la chiusura di Borromini, poi l’annuncio di esuberi in Vetrerie Riunite a causa dello spegnimento di uno dei forni, hanno sollevato forti critiche da parte delle sigle sindacali. Fiom e Filctem denunciano la poca trasparenza e la mancanza di serietà dell’azienda nelle trattative.
Il Futuro e le Accuse ai Fondi Portoghesi
Secondo i sindacati, l’azienda sta affrontando una crisi dovuta non tanto alla concorrenza estera, ma alla mancanza di investimenti in tecnologia e automazione, che hanno indebolito la competitività delle aziende. I sindacati sospettano che i fondi portoghesi abbiano destinato i capitali per acquisizioni in Cina, escludendo il sito di Colognola ai Colli dai piani di sviluppo. La richiesta dei sindacati è chiara: le istituzioni devono intervenire per fermare le decisioni che potrebbero compromettere ulteriormente il futuro di decine di lavoratori.