Padova, 12 giugno 2024 – We.Do Holding, il gruppo padovano attivo nel settore dell’arredo design d’alta gamma, presenta un innovativo progetto di filiera denominato “Supply Echosystem”. Si tratta di un modello organizzativo unico nel suo genere, centralizzato e più efficiente, che permetterà alle aziende della filiera produttiva un doppio vantaggio. Da un lato, beneficiare di un sistema di certificazione e di rating di filiera solido e affidabile, di nuovi strumenti finanziari e di reali possibilità di essere più sostenibili – anche tramite il contratto di filiera sostenibile firmato con Intesa Sanpaolo –; dall’altro, di mettere in atto una osmosi di competenze tra la capogruppo, le sue aziende e la catena di fornitori, secondo il modello contrattuale delle reti d’impresa.
Oggi, il gruppo We.Do Holding è formato da 11 società, che progettano e producono sistemi e soluzioni per il mondo della casa, del corporate e dei progetti (cucine, living, divani, mobili e sedute per ufficio, illuminazione, arredo bagno, dispositivi e arredi medici). Con la divisione contract funge da general contractor per progetti “chiavi in mano” secondo la logica design to build ma anche di tutto l’interior design, occupandosi dell’involucro edilizio nella sua totalità, dalla costruzione alla fornitura dell’arredo e dei servizi complementari come la gestione energetica e il noleggio operativo.
Registra un fatturato complessivo di 330 milioni di euro (2023), con 28 milioni di euro di EBITDA – nel 2020 il fatturato era di 124 milioni di euro con un EBITDA di 4,66 milioni di euro.
Nel piano industriale 2025-28, che sarà approvato nei prossimi mesi, saranno posti come obiettivo di gruppo non solo la costruzione di edifici, l’arredo e la fornitura di tecnologia ma anche la gestione dei servizi sostenibili, come le utenze e la produzione energetica, per una progettazione completa e che abbia al centro il benessere delle persone e l’ecocompatibilità. È una scelta in linea con le nuove regole dettate recentemente dall’Unione Europea (Regolamento Ecodesign e Direttiva Casa Green), per le quali un prodotto non può essere commercializzato e venduto all’interno dell’Unione se non soddisfa precisi requisiti di sostenibilità, mentre gli edifici devono essere costruiti assicurando determinate performance energetiche.
Supply Echosystem, piattaforma win-win
Nell’ambito di questi obiettivi, We.Do Holding ripensa la propria struttura organizzativa, presidiando la filiera con un sistema di supply chain management del tutto nuovo e una catena di approvvigionamento unico. Il modello organizzativo prevede un accordo di cooperazione tramite una struttura che permette, oltre ai benefici di rating di filiera, il trasferimento di capacità e conoscenze tra la supply chain e le aziende del gruppo. In un legame con la capogruppo del tutto simile a quello messo in atto tra We.Do Holding e tutte le sue aziende, che usufruiscono dei servizi ausiliari di supporto alle attività, trovandosi così libere di concentrarsi sul proprio core business. I benefici non sono solo economici (una migliore gestione delle relazioni con le banche o il miglioramento delle performance di sostenibilità), ma anche di accrescimento di valore.
Questa struttura, inoltre, può diventare un soggetto terzo, dotato di una autonoma soggettività giuridica e imprenditoriale. Il modello è quello dell’impresa, nel quale le aziende della catena non sono semplici fornitori, ma partner strategici necessari per essere più forti sul mercato.
«Nella maggior parte delle esperienze in atto di supply chain – spiega il presidente di We.Do Holding Andrea Olivi – esiste una asimmetria che porta alla massimizzazione del vantaggio per la capofila. Lo stesso approccio si rileva nei modelli di fornitura dei general contractor, per i quali si genera valore “stritolando” il fornitore. Il nostro progetto è invece altamente innovativo in quanto parte dalla ricerca di convenienze dei soggetti che a tale accordo partecipano (approccio collaborativo “win-win”), oltre che naturalmente delle imprese del gruppo. I soggetti facenti parte del sistema di supply chain di gruppo ricevono dalle nostre aziende e trasferiscono alle stesse capacità e conoscenze, consentendo ai rispettivi collaboratori di ampliare le proprie skills e di implementarne efficienza ed efficacia, generando maggior valore per clienti e stakeholders. Il business deve essere sempre più sostenibile, ce lo impone l’Europa, ce lo chiede il consumatore. L’ottimizzazione dei processi, all’interno di un quadro normativo definito, può facilitare il processo di sostenibilità e accrescere la competitività di tutti».
Il contratto di rete permette vantaggi condivisi
Il modello dell’impresa estesa – o delle società collaborative, come viene definito dall’Agenda Europea per l’economia collaborativa del 2016 – prevede una ottimizzazione, in tutta la filiera, della gestione dei processi produttivi (magazzino, logistica e trasporti, solo per citarne alcuni). Il riferimento contrattuale ottimale, secondo We.Do Holding, è il contratto di rete, un contratto che supera il normale rapporto cliente-fornitore ponendo al centro del rapporto gli obiettivi comuni.
I vantaggi per le parti sono l’utilizzo condiviso in rete di risorse tecniche, produttive, commerciali, organizzative e digitali, l’apertura a forme di compartecipazione ai risultati e, infine, la condivisione anche delle persone stesse, in una trasversalità organizzativa che può diventare un asset fondamentale nella nuova organizzazione.
La trasparenza e la strutturazione in rete della filiera permetterà anche l’adozione di un sistema di “supply-chain finance” che renderà smobilizzabile il capitale circolante del network, in modo che i fornitori-partner non debbano più preoccuparsi di perseguire processi di affidamento dal sistema bancario.
«In quanto soggetto terzo, autonomo dal punto di vista giuridico e imprenditoriale, la supply chain potrà essere in grado di finanziare il proprio capitale circolante e di sostenere gli investimenti imprenditoriali – dice Ivano Selvestrel, amministratore delegato di We.Do Holding –. Potrà beneficiare non solo del rating della capogruppo, ma anche di strumenti finanziari più evoluti: stiamo studiando, insieme agli istituti bancari, anche forme innovative connesse a una marcata digitalizzazione dei processi organizzativi, che mi limito solo a citare, come il Purchase Order Finance, Advance Reverse Factoring, Dynamic Discounting, Invoice Auction».
«Rispetto alle analisi da noi effettuate e a una ragionevole valutazione della domanda nazionale e internazionale – conclude il presidente Olivi –, considerata in base alle indicazioni degli investitori, dei designer e dei costruttori, con il progetto “Supply Echosystem”, We.Do Holding potrebbe acquisire un’ulteriore fetta di mercato per il raggiungimento, nel 2028, di un fatturato aggregato di un miliardo di euro. Quello che mi preme sottolineare è come oggi sia necessario bruciare i tempi in un mercato in continuo cambiamento, anche per sfruttare il vantaggio competitivo che spesso una soluzione nuova o originale consente».
Fondamentale l’accordo con Intesa Sanpaolo, con cui We.Do Holding ha firmato il contratto di filiera sostenibile. «L’appartenenza ad una filiera produttiva per noi è un elemento qualitativo importante, che agevola l’accesso al credito da parte delle piccole imprese, grazie alla forza e alla solidità dei champions – dichiara Francesca Nieddu, direttrice regionale Veneto Est e Friuli Venezia Giulia Intesa Sanpaolo –. Il contratto di filiera sostenibile sottoscritto con We.Do è improntato su sviluppo delle sostenibilità e promozione dei valori ESG in tutte le PMI della catena del valore. Ad oggi nel Nordest abbiamo già attivato circa 190 contratti di filiera che coinvolgono 2.600 aziende fornitrici per un giro d’affari complessivo di oltre 21 miliardi di euro».
Il progetto Supply Echosystem è stato presentato a circa 300 dei 2.000 fornitori della filiera di We.Do Holding durante un convegno organizzato ad hoc in questi giorni dal gruppo.
We.Do Holding
We.Do, nata nel 2019, è una holding con sede a Padova, operativa nel settore dell’arredamento d’alta gamma e dell’interior design, che coordina le società da essa partecipate svolgendo contemporaneamente un’attività di produzione e scambio di beni e servizi. Detiene e gestisce le partecipazioni societarie dei quattro fratelli Doimo (Enza, Elis, Edy e Eros), figli dell’imprenditore Ettore. Applica un modello di governance che distingue la proprietà (della famiglia Doimo) dalla gestione affidata a manager, i quali hanno ampia autonomia decisionale sulle funzioni di: pianificazione e controllo, risorse umane, ricerca e sviluppo, ESG e Operations-Supply chain, marketing strategico, information technology, servizio legale, facility. Oggi, del gruppo We.Do Holding fanno parte le seguenti società: Arrital Srl, Copat Life Srl, Rotaliana Srl, We Do Living Srl, Doimo Cucine Srl, Mis Medical Srl, Frezza Srl, DVO Srl, Sitland Spa, We Do Project Srl, MDM Srl; con questi marchi: Arrital, Altamarea, Copat Life, Rotaliana, Diva Divani, Busnelli, Doimo Cucine, Mis Medical, Frezza, DVO, Sitland. Conta più di 900 dipendenti totali, di cui 350 in Serbia, nello stabilimento di produzione che fa capo a Diva Divani.
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