Dopo sei mesi in cella in Venezuela, arriva la prima telefonata: Alberto Trentini chiama la famiglia
Dopo 6 mesi, Alberto Trentini chiama la famiglia: "Sto bene, prendo le pillole". È detenuto in Venezuela per accuse non ancora chiarite.
VENEZIA - VENEZUELA – Dopo sei mesi di silenzio, Alberto Trentini ha potuto parlare per la prima volta con la sua famiglia. Il cooperante italiano di 46 anni, detenuto nel carcere venezuelano di El Rodeo I, ha chiamato i suoi cari nella notte, rompendo un isolamento che durava dal 15 novembre 2024, giorno del suo arresto. Durante il breve contatto telefonico, Trentini ha rassicurato: "Sto bene, sono in buone condizioni" e ha aggiunto "Prendo le pillole che mi ha prescritto il medico".
Dopo sei mesi arriva la prima telefonata
Il colloquio è avvenuto nella notte, dopo 181 giorni senza alcun contatto diretto. La chiamata ha confermato che il cooperante è vivo, cosciente e in grado di comunicare, nonostante le difficoltà della detenzione. La Farnesina ha accolto la notizia come un segnale positivo, pur restando alta la preoccupazione per la sua condizione e per le accuse di terrorismo che gravano su di lui.
Missione interrotta, arresto improvviso
Trentini si trovava in Venezuela dal 17 ottobre 2024 per una missione umanitaria con la ONG Humanity & Inclusion, che si occupa di assistenza a persone con disabilità. L’arresto, avvenuto il 15 novembre, è stato improvviso e finora non supportato da prove pubbliche. Da quel momento nessuna notizia, fino alla telefonata delle ultime ore.
La pressione diplomatica italiana
Il governo italiano ha condotto un'azione diplomatica costante. A gennaio il ministro Antonio Tajani ha convocato l’incaricato d’affari del Venezuela a Roma per protestare contro la mancanza di informazioni. A marzo ha ammesso che la trattativa era «molto complicata», ma seguita «giorno per giorno». In aprile, anche la premier Giorgia Meloni ha preso posizione, assicurando alla madre del detenuto l’impegno istituzionale per riportarlo in Italia.
La salute resta una priorità
Trentini ha confermato di seguire la terapia per l’ipertensione e di ricevere i farmaci prescritti. Le sue condizioni, definite “buone” durante la chiamata, sono oggetto di attenzione da parte della Farnesina e delle associazioni che continuano a seguirne il caso. La detenzione senza processo e le limitazioni al contatto con l’esterno restano però preoccupanti.