VITTORIO VENETO. Il caso del dottor Valerio Petterle, medico necroscopo di Vittorio Veneto, è stato al centro delle cronache recentemente. In seguito ad alcune sue dichiarazioni riguardanti un ipotetico un aumento delle morti improvvise, l’Usl per cui lavora ha avviato un procedimento disciplinare che ha portato alla sua sospensione dal lavoro per due mesi, con la conseguente riduzione dello stipendio. Secondo l’azienda sanitaria, infatti, il dottor Petterle avrebbe parlato con alcuni giornali, in particolare con il quotidiano La Verità, senza aver ottenuto la necessaria autorizzazione in base al codice di comportamento interno dell’Usl per cui lavora. Tuttavia, l’avvocato di Petterle, Francesco Paolo Cinquemani, ha sostenuto che le dichiarazioni del medico non hanno violato alcun codice di comportamento, in quanto il codice specifica gli argomenti che richiedono autorizzazione e questo non era il caso.
L’avvocato ha anche smentito in modo netto che il medico abbia mai collegato le morti improvvise con eventuali effetti collaterali del vaccino anti-Covid, anche a lungo termine. Secondo l’avvocato, Petterle ha semplicemente esercitato le sue libertà di espressione e di scelta, garantite dalla Costituzione, fornendo informazioni utili alla società, senza alcun secondo fine.
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