Sindacati e politica uniti per Superjet
TESSERA (VENEZIA) – Una nuova giornata di proteste e crescente tensione si è verificata oggi, 17 luglio 2025, attorno alla situazione della SuperJet International di Tessera, con i sindacati che hanno nuovamente alzato la voce. Un presidio pubblico si è tenuto davanti ai cancelli di Leonardo, con la partecipazione attiva di lavoratori, rappresentanti politici e istituzionali.
L’obiettivo è evitare il collasso di un’importante realtà industriale che potrebbe ancora portare sviluppo economico e nuovi posti di lavoro.
Superjet colpita dalle sanzioni impartite alla Russia
La manifestazione, organizzata da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, è partita alle 9:30 di stamattina. Numerosi esponenti del panorama politico locale e regionale erano presenti, tra cui l’assessore comunale Simone Venturini, il senatore Andrea Martella (Pd), le consigliere comunali Deborah Onisto (Forza Italia) e Monica Sambo (Pd), insieme ai rappresentanti di Confindustria Veneto Est con Mirco Viotto in prima linea. Anche il consigliere regionale Jonatan Montanariello, insieme a Francesca Zottis, ha promosso un’interrogazione in Regione sul futuro dell’azienda.
L’invito è stato chiaro: serve un’azione politica decisa, una presa di posizione netta da parte delle istituzioni per salvare una realtà industriale di eccellenza del territorio. I sindacati hanno scritto a Regione, Città metropolitana e ai parlamentari veneti, chiedendo un impegno concreto, in particolare dal governo nazionale, accusato di immobilismo e scelte incomprensibili.
Il prossimo 31 luglio si decideranno le sorti dell’azienda
SuperJet International, fondata nel 2006, è un’azienda con quasi 20 anni di attività che impiega circa 110 lavoratori specializzati. A causa delle sanzioni internazionali verso la Russia, la società ha visto congelate le attività, con la gestione temporaneamente affidata al Demanio dello Stato.
Una proposta di rilancio industriale da parte di un fondo degli Emirati Arabi è stata respinta dal Comitato di sicurezza finanziaria del Ministero dell’Economia, con motivazioni considerate ingiustificate dai sindacati. Questo ha mantenuto l’azienda in una pericolosa situazione di stallo, bloccando le retribuzioni e rischiando una liquidazione imminente.
Il futuro dell’industria dipende dal quadro geopolitico
Tutte le speranze ora sono riposte nella decisione attesa entro il 31 luglio, quando il Ministero dell’Economia e il Comitato di sicurezza finanziaria dovranno valutare lo sblocco di un prestito ponte da 6 milioni di euro, indispensabile per garantire altri otto mesi di attività produttiva e il pagamento degli stipendi arretrati. In mancanza di una risposta positiva, si prospetta la chiusura definitiva o il blocco dei salari.
I rappresentanti sindacali hanno sottolineato la solidità dell’azienda dal punto di vista produttivo e la capacità di creare occupazione. “Non ci sono ragioni economiche o industriali per questa paralisi”, hanno affermato. “È una realtà che può e deve ripartire. I lavoratori hanno già pagato abbastanza”.
La vicenda SuperJet è diventata un simbolo delle contraddizioni della politica industriale italiana, sempre più distante dalle esigenze reali dei territori. Come evidenziato da Mirco Viotto di Confindustria: “Questa azienda rappresenta un patrimonio tecnologico e occupazionale che non può andare disperso. In questi anni sono stati messi in campo progetti credibili con partner internazionali solidi. Serve solo volontà politica per farli decollare”.
Se non saranno trovate soluzioni urgenti, sarà la prima volta che una realtà industriale viene chiusa per motivi geopolitici e non per cali produttivi. Una prospettiva inaccettabile per un comparto già duramente provato, come quello dell’aerospazio italiano.
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