Veneto, ultra80enni in aumento: urgenti politiche per l'assistenza
VENEZIA, 12 ottobre 2024 - La popolazione del Veneto sta invecchiando a un ritmo sostenuto, e le proiezioni demografiche per il prossimo decennio sono allarmanti. Secondo un’analisi dello Spi Cgil, il...


VENEZIA, 12 ottobre 2024 - La popolazione del Veneto sta invecchiando a un ritmo sostenuto, e le proiezioni demografiche per il prossimo decennio sono allarmanti. Secondo un’analisi dello Spi Cgil, il numero degli ultra80enni crescerà del 20%, mentre nel 2033 il rapporto tra ultra65enni e giovani (0-14 anni) raggiungerà quota 281 ogni 100 giovani. Questo scenario richiede un'immediata riorganizzazione della sanità e dell’assistenza territoriale, per affrontare in modo efficace le sfide che derivano dall'invecchiamento della popolazione.
Un invecchiamento inarrestabile
I dati recenti dell'Istat evidenziano un trend demografico che non può essere ignorato. L'invecchiamento della popolazione non rappresenta solo un cambiamento quantitativo, ma anche qualitativo, legato all’aumento dell’aspettativa di vita. Attualmente, il Veneto conta circa 1 milione e 170 mila anziani, il 24,1% della popolazione. Tuttavia, entro il 2033 si prevede un aumento del 39%, con una proiezione che porterà il numero degli ultra65enni a circa 1 milione e 425 mila, equivalenti al 29,5% della popolazione regionale. Di fatto, ciò significa che ci saranno quasi 257 mila ultra65enni in più rispetto ad oggi.
La questione degli ultra80enni
Particolare attenzione deve essere riservata agli ultra80enni, la fascia più fragile della popolazione. Attualmente, ci sono 374 mila e 800 ultra80enni in Veneto, che rappresentano il 7,7% degli abitanti. Nel 2033, questo numero salirà a quasi 450 mila, con un incremento di circa 74 mila unità, equivalente a un aumento del 19,7%. In termini percentuali, gli ultra80enni rappresenteranno il 9,3% della popolazione veneta. Proseguendo nel tempo, nel 2043, si prevede che il numero di ultra80enni supererà abbondantemente il mezzo milione, arrivando a circa 543 mila, che costituiranno l'11,4% della popolazione totale.
Le dinamiche provinciali e comunali
Analizzando i dati a livello provinciale, emergono tendenze specifiche. Rovigo, ad esempio, attualmente ospita circa 63 mila ultra65enni, pari al 27,6% dei residenti. Entro il 2033, si prevede che questo numero supererà i 71 mila, portando la provincia a superare Belluno nel rapporto fra anziani e popolazione, che salirà al 33,1%. Belluno, che oggi conta circa 55 mila ultra65enni (27,8%), passerà a 62 mila (32,3%). Al contrario, Verona si posiziona come l’area con il più basso tasso di invecchiamento, con una proiezione che porta la percentuale di anziani dal 22,9% al 27,7%. Venezia, Padova, Treviso e Vicenza seguiranno trend simili, con incrementi significativi nella popolazione anziana.
Per quanto riguarda gli ultra80enni, Belluno si attesta al primo posto per il tasso di invecchiamento, con una previsione di crescita da 8,8 a 10,6 soggetti ogni 100 residenti. Verona, invece, avrà il tasso più basso, passando dal 7,4% attuale a 8,8% nel 2033.
Il focus sui comuni
L’indagine ha anche esaminato i comuni con più di 5 mila abitanti, rivelando che Porto Tolle (Rovigo) ospita la maggior parte degli anziani, con una percentuale che rappresenta quasi un terzo dei residenti (31%). Si prevede che nel 2033 il rapporto salirà a 39 ogni 100 abitanti, e nel 2043 raggiungerà il 44%. Il comune più giovane è Mozzecane, nel Veronese, dove gli anziani attualmente rappresentano solo il 17% della popolazione, con previsioni di crescita al 22% fra dieci anni e al 28% nel 2043.
Il rapporto giovani-anziani e l'urgenza della programmazione
L'indice di vecchiaia, che rappresenta il rapporto tra anziani e giovani, è un altro aspetto cruciale. Attualmente, in Veneto, per ogni 100 giovanissimi ci sono 195 ultra65enni. Questa cifra aumenterà a 281 nel 2033 e, nonostante ci si aspetti una crescita del numero dei giovani, nel 2043 il rapporto si impennerà ulteriormente a 303 anziani ogni 100 giovani.
«L’indagine – commenta Nicoletta Biancardi dello Spi Cgil del Veneto – scatta una fotografia che non può essere ignorata dalla Regione, in particolare dalla giunta che succederà all’attuale. L’invecchiamento è un segnale positivo, in quanto indica un prolungamento dell’aspettativa di vita. Tuttavia, è necessario affrontare le problematiche associate a tale età, poiché possono rendere la quotidianità difficile. È essenziale che le politiche sanitarie e socioassistenziali siano programmate fin da oggi. Per affrontare il problema della non autosufficienza, serviranno più risorse, nuove assunzioni, un incremento dei posti letto nelle case di riposo, nuove politiche per assistenti familiari e caregiver, nonché il riconoscimento del lavoro di cura e una riorganizzazione dell’assistenza domiciliare. A livello nazionale, è fondamentale attuare la legge sulla non autosufficienza, fortemente voluta dai sindacati dei pensionati, che finora è rimasta inattuata. Le politiche per l'invecchiamento attivo sono essenziali; gli anziani devono essere visti come una risorsa, non un peso per la comunità. È necessario creare spazi di socializzazione e convivialità, considerando che il numero degli ultra65enni soli sta aumentando: oltre 320 mila nel 2023, quasi 400 mila nel 2033 e 472 mila nel 2043. Speriamo che questi temi diventino una priorità assoluta nella prossima campagna elettorale per la conquista della Regione, ricordando che la programmazione deve cominciare oggi. Il nostro sindacato continuerà a monitorare la riorganizzazione della sanità e dell’assistenza territoriale per garantire che il Veneto non si trovi impreparato, come accaduto dopo l’esplosione del Covid».