UDINE – Il magistrato per l’udienza preliminare (GUP) del tribunale di Udine, Roberta Paviotti, ha deciso che Abd Allah Djouamaa, un giovane di 22 anni di Conegliano accusato della morte dell’imprenditore giapponese Shimpei Tominaga, era in grado di intendere e volere al momento dell’aggressione avvenuta nel centro storico di Udine nel giugno 2024. La perizia tecnica eseguita dal consulente Marco Stefanutti ha confermato questa valutazione, ritenendo che il giovane sia pienamente responsabile delle sue azioni. Djouamaa è accusato di omicidio preterintenzionale in concorso morale insieme ad altri due giovani: Samuele Battistella, ritenuto l’autore materiale del pugno che ha causato la morte di Tominaga, e Daniele Wedam. Recentemente, Djouamaa è stato arrestato dalle Forze dell’Ordine in un locale a Conegliano, evento che ha portato al suo trasferimento nel carcere di Treviso.
Prossima udienza e strategie difensive
Il processo con rito abbreviato è previsto davanti al GUP di Udine entro pochi giorni. Gli imputati dovranno rispondere all’accusa di omicidio preterintenzionale, con Djouamaa che dovrà affrontare l’accusa di concorso morale. Il suo avvocato, Guido Galletti, ha dichiarato che la difesa è pronta a dimostrare l’innocenza del giovane, mentre la Procura sostiene la tesi del concorso, supportata dall’analisi dei video dell’aggressione. Il processo giudiziario è seguito con attenzione per l’importanza del caso che ha scosso la comunità di Udine e ha sollevato questioni sulla sicurezza nelle aree urbane.
Indagini e ruolo delle Forze dell’Ordine
Le Forze dell’Ordine, in collaborazione con la Polizia Locale e la Digos, hanno condotto un’approfondita indagine per ricostruire le dinamiche dell’aggressione e identificare i responsabili. Le indagini hanno permesso di individuare i ruoli dei tre imputati e raccogliere prove decisive, come le immagini delle telecamere di sicurezza. L’intervento tempestivo ha contribuito a garantire una maggiore sicurezza nel centro storico di Udine, confermando l’impegno delle autorità nella lotta alla violenza. La vicenda continua a generare dibattito sull’importanza di prevenire tali episodi attraverso politiche di sicurezza e inclusione sociale.
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